L’8 aprile 2024 nel nostro istituto è arrivata la compagnia teatrale “DI FILIPPO MARIONETTE” per rappresentare lo spettacolo “Appeso ad un filo”, pensato e realizzato per la scuola primaria, siamo stati ospitati nella sala teatro della scuola media.
La compagnia teatrale italo-australiana “Di Filippo Marionette” è stata creata da Remo Di Filippo nel 2010 e si è arricchita da quando Rhoda Lopez è entrata nel 2014 a far parte della compagnia stessa. Filippo e Rhoda hanno entrambi frequentato le migliori università per la formazione teatrale in Italia e in Australia, Rhoda in particolare ci ha stupiti durante la rappresentazione con il suo canto. Costruiscono le proprie marionette nel loro piccolo laboratorio con sede in Italia e sono stati molto generosi di spiegazioni, quando a fine spettacolo, le domande dei bambini e delle bambine sembravano non finire. Filippo e Rhoda hanno raccontato con molti particolari come si costruisce una marionetta, da dove e da chi traggono ispirazione, quante ore trascorrono insieme di fronte allo specchio del laboratorio per mettere a punto i movimenti loro e delle marionette in assoluta armonia, non c’è infatti nessun ostacolo visivo, tipo un sipario, fra loro due e le marionette, tanto che si assiste ad uno spettacolo nello spettacolo.
La compagnia si è esibita in festival, teatri, scuole ed eventi in 25 paesi, e lo spettacolo “Appeso ad un filo” ha ricevuto premi in Germania, Italia, Russia e Portogallo quindi possiamo concludere che è stata una vera fortuna averli nel nostro istituto e poter usufruire noi docenti insieme alle bambine e i bambini, di un’ora di assoluta poesia, di narrazione fantastica che ha coinvolto con estrema delicatezza il pubblico presente. Protagoniste le marionette ed i loro personaggi che narrano storie liberamente interpretabili attraverso il movimento la musica e il canto, l’uso delle parole non è contemplato.
Sorge spontanea una riflessione, perché siamo abituati a pensare che uno spettacolo di marionette sia oramai obsoleto, non interessante, forse noioso, eppure abbiamo avuto la prova dallo sguardo incantato dei bambini e dalle emozioni suscitate anche fra noi docenti, che non è così ma tutt’altro.
Dobbiamo ripensare alla qualità di certe rappresentazioni che stimolano il pensiero, la fantasia, nella libertà dell’interpretazione personale. Non è poco se si considera che il contesto culturale che tutti noi viviamo lascia poco spazio all’immaginazione e al sogno, alla lentezza dell’elaborazione.
L’uso, a volte sproporzionato, di videogames e quant’altro propone narrazioni veloci e spesso violente, che si impongono nell’immaginario collettivo, senza lasciare spazio all’interpretazione individuale, alla creatività del pensiero.
La pedagogia, per sua natura, non può e non deve proporre una trasmissione piatta dell’esistente, ma percorrere strade alternative e “rivoluzionarie”; se rivoluzionario si può considerare uno spettacolo di marionette, oggi lo è.
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